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Fascia nera

La cultura giapponese

A differenza del mondo occidentale, il Giappone ha ancora molti tabù. I tatuaggi fanno parte di questa grande categoria di azioni che non si dovrebbero commettere e discorsi di cui non si dovrebbe parlare. Basti pensare che ancora oggi non è possibile accedere a determinati luoghi come palestre e aree termali se si è in possesso di un qualsiasi tipo di tatuaggio. Nell’antichità, più precisamente nel periodo Edo che si estende dal 1600 al 1870 circa, esisteva distinzione tra due particolari tipi di tatuaggio: da una parte abbiamo gli Irezumi, tatuaggi che vengono eseguiti a seguito di una colpa e che funzionano come punizione permanente, dall’altra gli Horimono, tatuaggi volontari che vengono eseguiti al fine estetico e spirituale da uomini liberi.

Le linee nere, in questo particolare periodo storico, rappresentavano una delle 5 punizioni che i giapponesi infliggevano a chi si beffava della legge e la trasgrediva. Chi possedeva sul braccio (zona in cui normalmente venivano eseguiti) una o più linee nere era costretto ad essere diffamato per tutta la vita e poteva essere facilmente riconosciuto. In base alla gravità della pena venivano aggiunte linee fino a raggiungere quelle stipulate.

Questo era una grande motivo di disagio per chi aveva trasgredito la legge magari una volta sola o per qualcosa di poco conto. Qualcosa, però, cambiò. I criminali che possedevano le linee nere cominciarono ad abbellirle o a utilizzarle come simbolo di potere per intimidire le persone. In questo modo quella che una volta era una punizione diffamante si stava trasformando in un qualcosa di positivo per chi possedeva le linee. Nel 1870, a seguito di questo enorme cambiamento, fu decretato di abolire questa punizione che stava causando molti disagi.

Le popolazioni tribali

Un altro significato che si può attribuire a questo tatuaggio proviene dalle tribù primitive che utilizzavano diversi tipi di linee per indicare lo status sociale della persona che le possedeva. Esse potevano essere sia verticali che orizzontali. In questo modo bastava guardare l’aspetto della persona per rendersi conto del suo rango e comportarsi di conseguenza.